EDUCAZIONE, DIRITTI UMANI, PACE
Gli strumenti dell’azione internazionale e il ruolo delle religioni
Pontificia Università Lateranense, 31 ottobre 2019
Sua Em.za Cardinale Miguel Angel Ayuso Guixot
Presidente Pontifìcio Consiglio per il Dialogo Interreligioso
Eminenza, Magnifico Rettore, Eccellenze, cari amici,
È per me un privilegio rivolgermi a voi in occasione di questa Giornata di Studio in preparazione all’evento sul ‘Patto educativo globale’ promosso da Papa Francesco. Ringrazio il Rettore Magnifico Prof. Vincenzo Buonomo e S.E. Mons. Angelo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, per aver organizzato questa Giornata e per l’invito che mi hanno rivolto a condividere delle brevi riflessioni.
In questa Giornata di studio si sono avvicendati illustri Relatori che hanno affrontato e sviscerato il tema proposto da diversi punti di vista. Hanno così arricchito la nostra riflessione. Infatti, ritengo che sia davvero necessario per tutti noi apprendere nuovi argomenti da diversi punti di vista come l’azione e gli strumenti internazionali, a garanzia dei diritti umani e per preservare la pace, nonché l’approccio al tema dell’educazione alla pace delle diverse religioni ed il loro ruolo. Tutti infatti dobbiamo sentirci coinvolti nell’essere educatori di pace e, perciò, dobbiamo essere ben preparati.
Il riconoscimento che tutti abbiamo qualcosa da imparare rappresenta una salvaguardia importante per assicurare che l’educazione includa sempre una dimensione di apertura essenziale per la costruzione della pace.
Come ha spiegato bene Papa Francesco al Founder’s Memorial di Abu Dhabi il 4 febbraio: “Alla celebre massima antica ‘conosci te stesso’ dobbiamo affiancare ‘conosci il fratello’: la sua storia, la sua cultura e la sua fede, perché non c’è conoscenza vera di sé senza l’altro. Da uomini, e ancor più da fratelli, ricordiamoci a vicenda che niente di ciò che è umano ci può rimanere estraneo. È importante per l’avvenire formare identità aperte, capaci di vincere la tentazione di ripiegarsi su di sé e irrigidirsi”.
Ricordo anche quanto scritto nel documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica al n. 19: “Tale conoscenza non si esaurisce in se stessa, ma si apre al dialogo. Più è ricca la conoscenza più si è in grado di sostenere il dialogo e di vivere insieme con chi professa altre religioni. Le differenti religioni, nel contesto di un dialogo aperto tra le culture, possono e devono portare un contributo decisivo alla formazione della coscienza dei valori comuni” (Congregazione per l’Educazione Cattolica, Educare al dialogo interculturale nella scuola cattolica. Vivere insieme per una civiltà dell’amore, 28 ottobre 2013).
Educazione, diritti umani e pace sono tre termini che appartengono al ricco bagaglio spirituale e culturale delle varie religioni e che fanno parte del linguaggio del dialogo interreligioso.
La prospettiva di educarsi ed educare a una cultura dell’incontro, della fraternità e della pace comporta, come conseguenza inevitabile, la volontà di rivedere, in questa luce, anche i percorsi formativi e accademici nelle scuole, negli istituti di formazione, nelle università.
Papa Francesco, nel Messaggio per il lancio del Patto Educativo ha scritto che: “Il terreno va anzitutto bonificato dalle discriminazioni con l’immissione di fraternità, come ho sostenuto nel Documento che ho sottoscritto con il Grande Imam di Al-Azhar ad Abu Dhabi, il 4 febbraio scorso (…) è più facile trovare la convergenza globale per un’educazione che sappia farsi portatrice di un’alleanza tra tutte le componenti della persona (…) Un’alleanza generatrice di pace, giustizia e accoglienza tra tutti i popoli della famiglia umana nonché di dialogo tra le religioni” (Messaggio del Santo Padre Francesco per il lancio del Patto Educativo, 12 settembre 2019).
Quest’alleanza ‘generatrice di pace’ credo che debba porre le sue basi nella fraternità, nel rispetto e nell’amicizia verso tutti.
Permettetemi allora di suggerire un primo passo concreto: quello di studiare, riflettere e diffondere il Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune, siglato il 4 febbraio scorso a Abu Dhabi, da Papa Francesco e dall’imam Al-Tayyeb, come ci ha chiesto di fare il Santo Padre.
Di fronte a un’umanità ferita da tante divisioni e fanatismi ideologici, il Papa e il Grande Imam hanno dimostrato che la promozione della cultura dell’incontro e della conoscenza dell’altro non sono un’utopia, ma la condizione necessaria per vivere in pace e lasciare alle generazioni future un mondo migliore di quello in cui viviamo.
Nelle nostre società segnate dalla crisi del rispetto della dignità umana, dal decadimento della famiglia, dalla fatica ad accogliere e integrare l’altro bisognoso e dalla mancanza di speranza in tanti giovani spetta anche a noi il compito di formare le coscienze perché le nostre comunità ascoltino ed apprendano con interesse, sensibilità e rispetto il ricco patrimonio umano e spirituale di ogni credente.
Da qui l’importanza della formazione e dell’educazione delle generazioni più giovani. Si deve ricomporre la frattura generazionale al fine di trovare nuove vie per riprendere il dialogo religioso interrotto con la platea giovanile.
Comunque sia potrebbe essere opportuno, laddove le circostanze lo consentono, coinvolgere sempre di più i giovani nell’avventura del dialogo interreligioso anche per non essere noi a rubargli la speranza di vivere in un mondo migliore e pacifico. Loro infatti non hanno pregiudizi, la società multireligiosa e pluralista è una realtà nella quale sono già immersi.
Per aiutare i cristiani all’incontro con credenti di altre religioni, mentre è indispensabile che l’educazione religiosa miri soprattutto a far crescere nella propria identità religiosa, è sempre più necessario e auspicabile che si educhi anche all’ascolto dell’altro, fornendo adeguate ed oggettive presentazioni delle altre tradizioni religiose. Infatti, sappiamo bene quanto siano pericolose l’ignoranza e la disinformazione che lasciano il campo libero a paure e pregiudizi.
Si tratta di compiere passi concreti insieme ai credenti di altre religioni con l’auspicio che quest’ultime si sentano chiamate ad essere, particolarmente in questo nostro tempo, messaggere di pace e artefici di comunione; per proclamare, diversamente da chi alimenta scontri, divisioni e chiusure, che oggi è tempo di fraternità.
Vi ringrazio per la cortese attenzione