Conferenza Stampa del Santo Padre durante il volo di ritorno
da Abu Dhabi
GISOTTI:
Buon pomeriggio, Santo Padre, buon pomeriggio a tutti voi. Noi giornalisti usiamo spesso l’aggettivo “storico” e a volte ci dicono che lo usiamo un po’ troppo di frequente, però forse per questo viaggio ci sta bene. Molti lo hanno usato in tante lingue diverse. Veramente un viaggio breve nella durata ma con un orizzonte davvero lungo, e tutti si augurano che i frutti siano di lunga durata, dai semi di questi giorni. Un viaggio che ha visto oggi, poche ore fa, l’incontro con un popolo di tanti popoli: dicevano gli organizzatori locali quasi cento nazionalità presenti. E ieri questo Documento, davvero di valore straordinario, una sorpresa, però una di quelle sorprese che immagino i colleghi hanno avuto il piacere di raccontare per la sua importanza. Non so se prima delle domande, Santo Padre, vuole fare una piccola introduzione.
PAPA FRANCESCO:
Prima di tutto buongiorno, e grazie della compagnia. È stato un viaggio troppo breve, però è stata un’esperienza grande. Penso che ogni viaggio è storico, e anche ogni nostra giornata è scrivere la storia di ogni giorno. Nessuna storia è piccola, nessuna. Ogni storia è grande e degna, e anche se è brutta, se la dignità è nascosta, sempre può emergere. Grazie tante per la vostra collaborazione.
GISOTTI:
Iniziamo con le domande, come è tradizione, partendo dai giornalisti locali. Questo Documento, che è così pieno di contenuti, veramente suscita tante domande, tante riflessioni. Il primo a rivolgere la domanda, Santo Padre, è Imad Atrach, di “Sky News Arabia”.
IMAD ATRACH:
Santità, quali saranno i risultati prossimi di questo viaggio e qual è la sua impressione sul Paese, sugli Emirati Arabi Uniti?
PAPA FRANCESCO:
Ho visto un Paese moderno, mi ha colpito la città, la pulizia della città… E anche piccole curiosità: come fanno per annaffiare i fiori in questo deserto. È un Paese moderno, accogliente di tanti popoli che vengono qui. È un Paese che guarda al futuro. Per esempio, tra le altre cose, l’educazione dei bambini: educano guardando al futuro, sempre. Così mi hanno spiegato. Poi, un’altra cosa che mi ha colpito è il problema dell’acqua: stanno cercando per il futuro, un futuro prossimo, di prendere l’acqua del mare e renderla potabile, e così anche l’acqua dell’umidità dell’aria… Sempre cercando cose nuove. E ho sentito anche da qualcuno: “Un giorno ci mancherà il petrolio, e ci stiamo preparando per quel giorno, perché avremo qualche cosa di più da fare”. Questo è un Paese che guarda al futuro. Poi, mi è sembrato un Paese aperto, non chiuso. Anche la religiosità: l’Islam è un Islam aperto, non chiuso, di dialogo, un Islam fraterno e di pace. Su questo sottolineo la vocazione alla pace che ho sentito presente, malgrado ci siano i problemi di alcune guerre nella zona, ma questo l’ho sentito. Poi, è stato per me molto toccante l’incontro con i saggi [il Consiglio degli Anziani], con i saggi dell’Islam, una cosa profonda; erano di tante provenienze, di varie culture. E questo indica pure l’apertura di questo Paese a un certo dialogo regionale, universale, religioso. Poi, sono stato colpito dall’incontro interreligioso: un fatto culturale forte; e inoltre – l’ho menzionato nel discorso – da quello che hanno fatto qui l’anno scorso sulla protezione dei bambini nei media, in internet. Perché davvero la pedopornografia oggi è un’“industria” che dà tanti soldi e approfitta dei bambini. Questo Paese se n’è accorto e ha fatto cose positive. Sicuramente ci saranno problemi e aspetti negativi, ma in un viaggio di meno di due giorni queste cose non si vedono e, se si vedono, uno guarda da un’altra parte… E grazie dell’accoglienza.
GISOTTI:
Le rivolge adesso la domanda Nour Salman, della “Emirates News Agency”.
NOUR SALMAN:
Your Holiness, thank you so much for this opportunity. The question that we have to ask is: now that the Abu Dhabi Declaration for human fraternity has been signed, how this document will be applied in the future? And what are your thoughts on His Highness Mohammed Bin Zayed announcing the building of the church of Saint Francis and the mosque of the Imam Ahmed El-Tayeb?
PAPA FRANCESCO:
Il Documento è stato preparato con tanta riflessione e anche pregando. Sia il grande Imam con la sua équipe, sia io con la mia, abbiamo pregato tanto per riuscire a fare questo Documento. Perché per me c’è un solo pericolo grande in questo momento: la distruzione, la guerra, l’odio fra noi. E se noi credenti non siamo capaci di darci la mano, abbracciarci, baciarci e anche pregare, la nostra fede sarà sconfitta. Questo Documento nasce dalla fede in Dio che è Padre di tutti e Padre della pace e condanna ogni distruzione, ogni terrorismo, dal primo terrorismo della storia che è quello di Caino. È un documento che si è sviluppato in quasi un anno, andata, ritorno, preghiere… Ma è rimasto così a maturare, riservato, per non partorire il bambino prima del tempo, perché diventi maturo. Grazie.
GISOTTI:
Santo Padre, prima della prossima domanda c’è un omaggio del giornalista di Alittihad. [offre al Santo Padre un quadro]
Le rivolge ora la domanda il collega Joerg Seisselberg dell’”ARD” tedesca.
JOERG SEISSELBERG:
Santo Padre, è stato un viaggio pieno di incontri, impressioni, immagini. Mi è rimasta in mente anche l’immagine del suo arrivo: è stato accolto con onori militari, con gli aerei militari che hanno disegnato i colori vaticani nel cielo. Io mi chiedo: come si concilia questo con Papa Francesco, con il Papa che viene con un messaggio di pace? Cosa sente e cosa pensa in questi momenti? E sempre in questo tema, il suo appello per la pace nello Yemen, quali reazioni ha ricevuto nei suoi incontri che la fanno sperare che questo messaggio venga accolto, che si faranno dei passi verso una pace in Yemen? Grazie.
PAPA FRANCESCO:
Grazie. Io interpreto tutti i gesti di benvenuto come gesti di buona volontà. Ognuno li fa secondo la propria cultura. E cosa ho trovato qui? Un’accoglienza così grande che volevano fare di tutto, piccole cose e grandi cose, perché sentivano che la visita del Papa era cosa buona. Qualcuno ha detto anche una benedizione: questo lo sa Dio, ma loro la sentono, se interpreto bene, come una cosa buona, e volevano far sentire che io ero benvenuto. Sul problema delle guerre: Lei ne ha menzionata una. So che è difficile dare un’opinione dopo due giorni e dopo aver parlato sull’argomento con poche persone; ma posso dire che ho trovato buona volontà nell’avviare processi di pace. Questo [atteggiamento] l’ho trovato un po’ il comune denominatore quando ho parlato delle situazioni belliche – Lei ha menzionato quella dello Yemen –. Ho trovato buona volontà per avviare processi di pace.
GISOTTI:
Le rivolge adesso la domanda Domenico Agasso de “La Stampa”. È al secondo volo papale, ma questa è la prima occasione per poterLe fare una domanda in conferenza stampa in aereo. Prego, Domenico.
DOMENICO AGASSO:
Santo Padre, dopo la firma storica di ieri sul Documento della fratellanza, secondo Lei, quali saranno le conseguenze nel mondo islamico, pensando soprattutto ai conflitti nello Yemen e in Siria? E quali anche le conseguenze tra i cattolici, considerando il fatto che c’è una parte di cattolici che accusa Lei di farsi strumentalizzare dai musulmani?
PAPA FRANCESCO:
Ma non solo dai musulmani! Mi accusano di farmi strumentalizzare da tutti, anche dai giornalisti! Fa parte del [mio] lavoro. Ma una cosa, sì, voglio dire. Questo lo ribadisco chiaramente: dal punto di vista cattolico il Documento non si è discostato di un millimetro dal Vaticano II. Viene anche citato, alcune volte. Il Documento è stato fatto nello spirito del Vaticano II. E ho voluto, prima di prendere la decisione di dire: “Sta bene così, lo finiamo così” – almeno da parte mia –, l’ho fatto leggere da qualche teologo e anche ufficialmente dal Teologo della Casa Pontificia, che è un domenicano, con la bella tradizione domenicana, non di andare a caccia di streghe ma di vedere dov’è la cosa giusta, e lui ha approvato. Se qualcuno si sente a disagio, io lo capisco, non è una cosa di tutti i giorni, e non è un passo indietro, è un passo avanti, ma un passo avanti che viene dopo 50 anni, dal Concilio che deve svilupparsi. Gli storici dicono che perché un Concilio metta radici nella Chiesa ci vogliono 100 anni. Siamo a metà strada. E questo può suscitare perplessità, anche a me. Le dirò, ho visto una frase [del Documento] e mi sono detto: “Ma questa frase, non so se è sicura…”. Era una frase del Concilio! E ha sorpreso anche me! Nel mondo islamico ci sono diversi pareri, ci sono alcuni più radicali, altri no. Ieri nel Consiglio dei saggi c’era anche almeno uno sciita, con un’universalità molto grande, e ha parlato bene… Ci saranno tra loro – non conosco bene – ma ci saranno discrepanze… È un processo, e i processi maturano, come i fiori, come la frutta.
GISOTTI:
Grazie, Santo Padre. Passiamo adesso al gruppo francofono di Matilde Imberty di “Radio France”.
MATILDE IMBERTY
Buona sera, Santo Padre. Lei ha appena concluso la visita negli Emirati e fra pochissimo andrà in Marocco: anche lì un viaggio importante. Ci sembra di capire che ha scelto di parlare con interlocutori ben precisi dell’Islam. È una scelta di campo? Poi, sempre a proposito dell’Islam, il Documento storico firmato ieri è molto ambizioso per l’educazione: secondo Lei, può davvero toccare i fedeli musulmani? Grazie.
PAPA FRANCESCO:
Io so e ho sentito da alcuni musulmani che [il Documento sulla Fratellanza Umana] sarà studiato nelle università, almeno in Al-Azhar di sicuro, e nelle scuole. Studiato, non imposto. Questo, cominciando dalla fine della Sua domanda. Poi, è un po’ casuale la vicinanza dei due viaggi, perché io volevo andare a Marrakech, all’incontro [il Summit sul Gobal Compact], ma lì c’erano delle questioni protocollari: non potevo andare a un incontro internazionale senza fare prima una visita al Paese, e non ne avevo il tempo. E per questo abbiamo rimandato la visita, che sarà poco dopo questa. È stato il Segretario di Stato ad andare a Marrakech. È una questione diplomatica, e anche di cortesia, ma non è una cosa pianificata. Anche in Marocco seguirò le orme di San Giovanni Paolo II, che è andato lì: è stato il primo ad andarci. Sarà un viaggio gradevole. Poi sono arrivati inviti di altri Paesi arabi, ma non c’è tempo quest’anno. Vedremo il prossimo anno, io o l’altro Pietro, se qualcuno ci andrà! Grazie.
GISOTTI:
Bene. Maria Sagrario Ruiz di “Radio Nacional de España”. Grazie.
MARIA SAGRARIO RUIZ (RADIO NACIONAL DE ESPAÑA)
Buona sera, Santo Padre. Faccio la domanda in spagnolo. La diplomacia Vaticana tiene un largo historial de practicar esa diplomacia de los pequeños pasos en la mediación de conflictos. Quiero recordar concretamente el año 78 cuando Juan Pablo II, su mediación, evitó una guerra entre Su país Argentina y Chile. Hemos sabido ayer que Nicolás Maduro, y volvemos a Venezuela, ha enviado una carta queriendo reiniciar el diálogo, tiene al Secretario de Estado Parolin que conoce perfectamente ese país. Todas las miradas, muchas de ellas, están puestas en el Papa Francisco y en el Vaticano, ¿Qué está haciendo el Vaticano o qué piensa hacer? Usted dijo que estaba dispuesto a mediar si así se lo pedían. ¿En qué estado estamos, en qué momento?
PAPA FRANCESCO:
Grazie. La mediazione tra Argentina e Cile è stata davvero un atto coraggioso di San Giovanni Paolo II, che ha evitato una guerra, che era imminente. Ci sono dei piccoli passi, e l’ultimo è la mediazione. Sono piccoli passi iniziali, facilitatori, ma non solo in Vaticano, in tutta la diplomazia: vicinanza l’uno all’altro per avviare possibilità di dialogo. Si fa così in diplomazia. Credo che dalla Segreteria di Stato potranno spiegare bene tutti i passi differenti che si possono fare. Prima di questo viaggio io sapevo che sarebbe arrivata col plico diplomatico una lettera di Maduro. Questa lettera ancora non l’ho letta. Vedremo che cosa si può fare. Ma perché si faccia – prendiamo l’ultimo passo – una mediazione, ci vuole la volontà di ambedue le parti: saranno ambedue le parti a chiederla. È stato il caso di Argentina e Cile. La Santa Sede in Venezuela è stata presente nel momento del dialogo in cui c’era anche il Suo compatriota, Rodríguez Zapatero: una prima riunione con Mons. Tscherrig, e poi ha continuato Mons. Celli. E lì è stato “partorito un topolino”: niente, fumo. Adesso, non so, vedrò quella lettera, e vedrò cosa si può fare. Ma le condizioni iniziali sono che ambedue le parti lo chiedano. Noi siamo sempre disposti. È la stessa cosa di quando la gente va dal parroco perché c’è un problema tra marito e moglie. Viene uno, e si dice: “Ma l’altra parte viene o non viene? Vuole o non vuole?”. Sempre ambedue le parti, questo è il segreto. E anche per i Paesi, questa è una condizione che li deve far pensare prima di chiedere una facilitazione o la presenza di un osservatore o una mediazione. Ambedue le parti, sempre. Grazie. E… ci andrò, in Spagna!
GISOTTI:
Le rivolge la domanda adesso Nicole Winfield di “Associated Press”.
NICOLE WINFIELD:
Santo Padre, la settimana scorsa la rivista femminile dell’Osservatore Romano ha pubblicato un articolo denunciando l’abuso sessuale delle donne consacrate nella Chiesa – donne adulte, le suore – da parte del clero. Qualche mese fa anche l’Unione Internazionale delle Superiore Maggiori ha fatto anche una denuncia pubblica di questo problema. Sappiamo che la riunione fra qualche settimana in Vaticano tratterà dell’abuso sui minori, però possiamo pensare che la Santa Sede possa fare qualcosa per affrontare anche questo problema, forse con un documento o delle linee-guida? Grazie.
PAPA FRANCESCO:
Io risponderò a questo, tu rimani qui, ma io preferisco finire con il viaggio, e poi la prima a cui risponderò sarà la tua. Va bene così?
GISOTTI:
Allora, mentre Nicole resta qui, ci raggiunge Maria Angeles Aconde di “Rome Reports”.
MARIA ANGELES ACONDE:
Buenas tardes, Santo Padre. Io Le porgo la domanda a nome del gruppo di lingua spagnola. Ha mantenido un encuentro con el Consejo de Ancianos. En la medida de lo posible, lo que nos pueda contar, que temas tocaron y si Usted vuelve a Roma con la impresión de que el mensaje a llegado a sus interlocutores?
PAPA FRANCESCO:
Gli anziani davvero sono saggi. Ha parlato prima il Grande Imam, poi ognuno di loro, cominciando dal più anziano che parlava lo spagnolo – sì, perché era della Mauritania e lì lo aveva imparato, anziano, ottantenne – e fino al più giovane, che è il segretario e ha parlato poco, ma ha detto tutto in un video, la sua specialità, è un comunicatore. Mi è piaciuto questo incontro, è stata una cosa bellissima. Hanno parlato incominciando con la parola chiave: “saggezza”, e poi “fedeltà”. Hanno sottolineato che è un cammino della vita in cui questa saggezza cresce e la fedeltà si rafforza, e da lì nasce l’amicizia tra i popoli. Erano di diversi… non so come spiegare: uno era sciita, altri con diverse nuances… E poi questa strada di saggezza e di fedeltà ti porta alla costruzione della pace, perché la pace è un’opera della saggezza e della fedeltà, fedeltà umana, tra i popoli, e tutto questo. Io sono rimasto con l’impressione di essere stato in mezzo a veri saggi; e questa è una garanzia, per il Grande Imam, avere questo Consiglio.
ANGELINA:
È soddisfatto, immagino…
PAPA FRANCESCO:
Sì, molto soddisfatto, grazie.
GISOTTI:
Abbiamo anche Sofia Barbarani di “The National”, che è un giornale molto importante per Abu Dhabi.
SOFIA BARBARANI:
Buongiorno, la domanda che Le volevamo fare, sempre dal gruppo di testate di Abu Dhabi era: oggi una ragazzina Le ha portato una lettera – abbiamo visto – è corsa da Lei quando stava sulla macchina. Volevamo sapere se aveva già letto la lettera, e se sapeva cosa diceva…
PAPA FRANCESCO:
Non ho avuto tempo. Le lettere sono lì, le stanno classificando per leggerle dopo.
SOFIA BARBARANI:
E ci può dire che impressione Le ha fatto quando ha visto questa ragazzina venire verso di Lei?
PAPA FRANCESCO:
Quella bambina è coraggiosa! È stata fermata, e io ho detto: “No, lasciatela venire!”. Quella bambina ha futuro, ha futuro! E oserei dire: povero marito! [ride, ridono] Ha futuro, è coraggiosa. Mi è piaciuto, perché ci vuole coraggio per fare questo. E poi un’altra l’ha seguita, erano due: ha visto l’altra e ha preso il coraggio.
GISOTTI:
Allora, ci sono altre domande sul viaggio: Inés San Martín e Franca Giansoldati, se siete molto rapide.
FRANCA GIANSOLDATI:
Santità, l’Imam El-Tayeb ha parlato, ha denunciato l’islamofobia, la paura dell’Islam. Perché non si è sentito qualcosa sulla cristianofobia, o comunque sulla persecuzione dei cristiani?
PAPA FRANCESCO:
Veramente io ho parlato della persecuzione dei cristiani, non in quel momento, ma ne sto parlando frequentemente. Anche in questo viaggio ho parlato – non ricordo dove – ma ne ho parlato. Non so, credo che il Documento fosse più di unità e di amicizia, e ho sottolineato questo. Adesso mi viene in mente: anche il Documento è condannatorio, condannatorio della violenza. E alcuni gruppi che si dicono islamici – anche se i saggi dicono che quello non è l’Islam – perseguitano i cristiani. Io ricordo quel papà a Lesbos con tre bambini. Aveva trent’anni, non di più, e piangeva, e mi disse: «Io sono islamico, la mia donna, mia moglie, era cristiana, e sono venuti i terroristi dell’Isis, hanno visto la croce, e le hanno detto: “Convertiti!”. E lei ha detto: “No, io sono cristiana”. E davanti a me l’hanno sgozzata». Questo è il pane quotidiano dei gruppi terroristici. Non solo verso i cristiani, ma anche la distruzione, la distruzione della persona. Per questo il Documento è stato fortemente condannatorio in quel senso.
GISOTTI:
Sempre sul viaggio, Inés San Martín di “Crux”.
INES SAN MARTIN:
Santo Padre una pregunta relacionada en realidad a la que acaba de hacer mi colega, porque no tuvimos tiempo de coordinarla. Pero, como yo le dije en el viaje pasado, tuve la posibilidad de entrevistar al arzobispo de Mosúl en Iraq, que siempre dice que lo están esperando y niega que estén, a propósito, discutiendo los obispos, sino que simplemente lo están esperando. Usted habló de la libertad religiosa, habló de que la libertad religiosa va más allá de la libertad de culto. ¿se puede hablar un poco más de este tema? Porque hoy fuimos, o acá estamos volviendo de un país que es conocido por su tolerancia, sin embargo, muchos de los católicos que estaban hoy en el polideportivo, recién hoy por primera vez, desde que llegaron a Emiratos Árabes Unidos pudieron ser abiertos con respecto a su fe y a sus creencias. Entonces ¿se puede haber un cambio que vaya más allá de simplemente el hoy?
PAPA FRANCESCO:
Los procesos tienen principios, ¿no es cierto? Uno puede preparar un acto y ahí se hace el acto y después ya hay un antes y un después. Yo creo que la libertad va en proceso siempre, debe ir en proceso, siempre más, no se tiene que parar. A mí me impresionó un coloquio que tuve antes de salir con un chico de 13 años en Roma que quiso verme, quiso verme y pues lo atendí y me dijo: “Bueno yo algunas cosas me parecen interesantes, pero Le quiero decir que yo [continua in italiano]. Le voglio dire che io sono ateo. Cosa devo fare come ateo per diventare un uomo di pace?”. Io gli ho detto: “Fa’ quello che tu senti”, e gli ho parlato un po’. Ma mi è piaciuto il coraggio del ragazzo: è ateo ma cerca il bene, cerca questa strada. Anche questo è un processo, un processo che dobbiamo rispettare e accompagnare. Accompagnare tutti i processi per il bene, tutti, di qualunque “colore” siano. E questi credo che sono passi in avanti. Grazie.
GISOTTI:
Ecco, Santo Padre, il tempo sta per finire. Però c’è una risposta da dare…
PAPA FRANCESCO:
È vero, il maltrattamento delle donne è un problema. Io oserei dire che l’umanità ancora non è maturata, la donna è ancora considerata “di seconda classe”. Incominciamo da qua: è un problema culturale. Poi si arriva fino ai femminicidi. Ci sono dei Paesi in cui il maltrattamento delle donne arriva al femminicidio. E prima di arrivare alla Sua domanda concreta, una curiosità che mi hanno detto, ma voi fate l’indagine per sapere se è vera o no. Mi hanno detto che l’origine dei gioielli femminili è stata in un Paese antichissimo – non so, dell’Oriente –, dove c’era la legge di cacciare via la donna, di congedarla [ripudiarla]. Se il marito, in quel Paese – non so se è vero o no – le diceva: “Vattene via”, in quel momento, con quello che aveva addosso, doveva andarsene, senza prendere niente. E allora le donne incominciarono a farsi dei gioielli, di oro e pietre preziose, per avere qualcosa per sopravvivere. Non so se è vero o no, ma è interessante. Fate l’indagine. Adesso la Sua domanda [sull’abuso delle religiose da parte di chierici]. È vero, dentro la Chiesa ci sono stati anche dei chierici che hanno fatto questo; in alcune culture è un po’ più forte che in altre; non è una cosa che tutti fanno, ma ci sono stati sacerdoti e anche vescovi che lo hanno fatto. E io credo che si faccia ancora, perché non è una cosa che, dal momento in cui te ne accorgi, finisce. La cosa va avanti così. È da tempo che stiamo lavorando su questo. Abbiamo sospeso qualche chierico, mandato via, per questo. E anche – non so se è finito il processo – abbiamo dovuto sciogliere qualche congregazione religiosa femminile che era molto legata a questo, una forma di corruzione. Non posso dire: “A casa mia questo non c’è…”. È vero. Si deve fare qualcosa di più? Sì. Abbiamo la volontà di farlo? Sì. Ma è un cammino che viene da lontano. Papa Benedetto ha avuto il coraggio di sciogliere una congregazione di un certo livello, perché vi era entrata una forma di manipolazione delle donne, persino una manipolazione sessuale [come spiegato dal direttore ad interim della Sala Stampa, il Santo Padre, usando il termine schiavitù, intendeva “manipolazione” una forma di abuso di potere che si riflette anche in un abuso sessuale”] da parte dei chierici o del fondatore. A volte il fondatore toglie la libertà, svuota di libertà le suore, e può arrivare a questo. Su Papa Benedetto vorrei sottolineare che è un uomo che ha avuto il coraggio di fare tante cose su questo. C’è un aneddoto: lui aveva tutte le carte, tutti i documenti, su una organizzazione religiosa che aveva corruzione al suo interno, sessuale ed economica. Lui [da Cardinale] andava e c’erano dei filtri, e non poteva arrivare. Alla fine il Papa [S. Giovanni Paolo II], con l’intento di capire la verità, ha fatto una riunione, e Joseph Ratzinger è andato lì con la cartella e tutte le sue carte. E quando è tornato ha detto al suo segretario: “Mettila nell’archivio, ha vinto l’altra parte”. Noi non dobbiamo scandalizzarci per questo, sono passi di un processo. Ma poi, diventato Papa, la prima cosa che ha detto è stata: “Portami dall’archivio quelle carte”, e ha incominciato… Il folklore su Papa Benedetto lo fa vedere come tanto buono, sì, perché è buono, buono, un pezzo di pane è più cattivo di lui, è buono! Ma lo fa vedere anche come debole, e invece di debole non ha niente! È stato un uomo forte, un uomo conseguente nelle cose. Lui ha incominciato… E lì, in quella congregazione, c’era questo problema che Lei dice. Preghi perché possiamo andare avanti. Io voglio andare avanti… Ci sono dei casi, in alcune congregazioni, specialmente nuove, e in alcune regioni più che in altre. Sì, è questa la cosa. Stiamo lavorando.
GISOTTI:
Grazie, Santo Padre. E grazie a tutti voi. Ma c’è un finale a sorpresa per una collega che ha raggiunto un traguardo molto, molto importante.
PAPA FRANCESCO:
Mi hanno detto che festeggiamo il 150° compleanno di Valentina [Alazraki, al suo 150° Viaggio papale]! [ride, ridono] Ma io non la vedo così mummificata! È una donna che ha delle radici interessanti. Una volta le ho detto: “Se Lei va a farsi un prelievo del sangue, metterà in imbarazzo l’ematologo!”.
Grazie tante! Pregate per me, non dimenticatevi, ne ho bisogno. Grazie!