Borse di studio Nostra Aetate : Vie di Dialogo
Roberto Catalano, Sophia University Institute
22 aprile 2023
Sul sito del Dicastero per il dialogo interreligioso del Vaticano si legge quanto segue: «Creata nel 1990, la Fondazione Nostra aetate promuove il dialogo interreligioso per mezzo dell’educazione, offrendo borse di studio a persone non cristiane di altre religioni desiderose di approfondire la loro conoscenza del cristianesimo mediante studi presso le istituzioni accademiche pontificie romane. Al loro ritorno nei paesi di residenza, arricchite dalla consapevolezza e dalle esperienze del cristianesimo, saranno ben preparate a partecipare alle attività di dialogo».
Negli ultimi 15 anni ho avuto modo di conoscere molti studenti, soprattutto musulmani e buddhisti, che sono venuti a Roma a studiare il cristianesimo e che si sono poi rivelati dei veri pionieri nel dialogo interreligioso. Potrei fare una lunga lista. L’idea di istituire una borsa di studio per favorire la conoscenza della fede e della tradizione cristiana fra persone di diverse religioni si è rivelata una intuizione geniale. Ne ho avuto prova anche oggi, visitando, qui a Bangkok, dove mi trovo per alcuni giorni, un tempio buddhista mahayana (la Thailandia è la capitale dell’altra grande tradizione buddhista, quella inayana o theravada). Alcuni amici mi hanno invitato a visitare due monaci che sono recentemente tornati proprio da Roma dove hanno trascorso vari mesi con le borse di studio Nostra Aetate. Il nostro gruppetto di sette cattolici di diverse provenienze (thai, italiani, tedeschi e filippini) è stato accolto in modo molto caloroso come sempre si è accolti in Thailandia, in qualsiasi momento dell’anno e del giorno.
Erano le 11.15 e nei templi di questa parte del mondo i monaci usano mangiare il loro pranzo a quell’ora. La cena, la sera verso le 18, è fatta solo di alcuni liquidi: una minestra o uno yogurt. Ci siamo, quindi, trovati di fronte ad una tavola imbandita di ottimo cibo thai servito con eleganza e finezza e di ottima qualità. Tutto, ovviamente, vegetariano ma con grande ricchezza di gusti. Poi, i due monaci appena rientrati da Roma, che avevano pranzato con i loro colleghi e confratelli, ci hanno preso in cura e veramente inondato di affetto, riconoscenza e ricchezza culturale e religiosa. Era evidente il loro desiderio di esprimere tutta la gratitudine per quanto avevano vissuto a Roma presso l’Istituto Sant’Anselmo (dei benedettini) e la Pontificia Università dell’Angelicum. Il tutto è stato coordinato dal Dicastero per il dialogo interreligioso, in particolare grazie a padre Markus Solo, un verbita indonesiano esperto di islam.
Abbiamo potuto visitare tutto il tempio, fondato da un monaco di origine cinese scomparso qualche anno fa e che riposa in una grande costruzione posta all’entrata del grande complesso. La vocazione di questo centro buddhista è di promuovere l’educazione dei giovani (soprattutto di coloro che non possono permetterselo), di dar vita a centri di medicina tradizionale cinese a cui le persone malate possano rivolgersi, oltre a favorire anche una devozione verso i bodhisattva del buddhismo mahayana. Un servizio, quindi, sociale come è sempre tipico di questo buddhismo che proviene, come si sa, dalla Cina e dal Vietnam e che è sviluppato nell’estremo Oriente, mentre quello theravada è più presente nel sud-est asiatico. I due monaci hanno continuato a mostrarci i luoghi più sacri del loro tempio, ci hanno fatto interagire con un gruppo di giovanissimi monaci (tutti adolescenti o appena ventenni) estremamente timidi, ai quali hanno spiegato chi eravamo e che cosa avevano fatto durante il periodo passato a Roma.
Abbiamo anche parlato a lungo dei loro studi, della loro testi al termine del periodo passato in Italia e di quanto hanno capito addirittura della Trinità cristiana cercando di individuare modalità di come spiegarla, per quanto possibile, in termini buddhisti. Ma, forse, il momento più toccante della giornata è stato quello in cui ci hanno raccontato del loro incontro con papa Francesco.
Ci hanno mostrato le foto e si sono commossi nuovamente per il ricordo di qualcosa che li ha segnati profondamente. Di fronte a questo ma, direi, a tutto il tempo passato con questi due monaci si coglie la sapienza di chi ha ideato questa possibilità di invitare persone di diverse religioni a Roma a conoscere la fede cristiana e soprattutto di sostenerle per le spese e la permanenza. E’ un vero patrimonio che si costruisce negli anni e che dirige sempre più verso le vie del dialogo. La conoscenza e la vita insieme, infatti, avvicinano e fanno cadere barriere, come si avvertiva oggi dove, al di là dei vestiti, della geografia, della religione di ciascuno, ci si scopriva veri fratelli e sorelle. Ciò che regnava sovrano in questo contatto era la fiducia reciproca, l’apertura e la gratitudine, tutti elementi fondamentali per il dialogo.